Modificato il: 30/05/2023
Il processo di rifinitura delle infiorescenze che può esaltare o peggiorare la qualità del prodotto finito
Coltivare la cannabis è un lavoro impegnativo che richiede settimane di pazienza.
Per ottenere un prodotto finale di qualità è molto importante prestare la giusta attenzione a tutte le diverse fasi e una di queste è la trimmatura.
Per effettuare il trimming con la tecnica giusta, occorre conoscere le varie modalità disponibili e scegliere con consapevolezza quale sia la più adatta in base alle proprie esigenze.
Sapevi che non trimmando correttamente le tue cime, rischi di trovarti con un mucchio di fiori ammuffiti? O che potresti sperimentare una fumata piuttosto fastidiosa?
Non ho dubbi che tu non abbia alcuna intenzione di mandare all’aria settimane di lavoro, sbagliando una procedura tanto importante quanto semplice.
In questo articolo ti spiego in cosa consiste il trimming e quali sono le tecniche migliori per portarlo a termine con successo.
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Cos’è il trimming e come si fa nel modo giusto?
Se fai parte degli appassionati al mondo della cannabis, devi sapere che il trimming è una delle cose da fare per valorizzare al meglio le cime.
Con il termine trimming, infatti, si intende il processo di rifinitura del taglio delle infiorescenze per rimuovere i rametti e le foglie residue non utili al consumo. Per molti esperti del settore viene definito anche come la manicure della cannabis.
Dopo aver raccolto le cime, per raggiungere una qualità maggiore, è fondamentale eliminare tutte le piccole foglioline resinose che saranno attaccate ai fiori e successivamente vedremo perché.
A livello pratico, si tratta di servirsi di un paio di forbici abbastanza affilate e di separare il prodotto di prima scelta – le infiorescenze – dalle foglie, appunto, che non verranno gettate via ma serviranno per altre preparazioni secondarie.
Ma come mai è così rilevante? Te lo spiego nel prossimo paragrafo.
Il trimming: perché è importante?
Potrebbe sembrare un’operazione di poco conto o addirittura una esagerazione purista di carattere meramente estetico, ma in realtà non è così.
Saltare la fase di trimming o svolgerla senza la dovuta precisione riduce di molto la qualità delle infiorescenze, anche se di ottima qualità.
Prima di procedere alle fasi di concia ed essiccazione, infatti, è indispensabile preparare le cime e ripulirle da tutte quelle parti della marijuana non adatte al consumo. Eliminare lo scarto significa ottenere cime più pure, migliori da fumare e molto meno soggette alla proliferazione di muffe e batteri.
Per trimmare le tue cime a dovere dovrai armarti di strumenti adeguati, come cesoie da potatura e forbicine affilate, ma soprattutto di pazienza e attenzione.
La questione del trimming, infatti, risulta fondamentale per svariate ragioni.
Innanzitutto, come dicevo, la presenza di piccole foglie a contatto con le cime incrementa notevolmente il rischio che in fase di essiccazione si crei umidità che, come forse saprai, è la nemica numero 1 della cannabis. In queste condizioni, infatti, è facile che si sviluppino muffe e batteri che possono danneggiare irrimediabilmente il raccolto.
In secondo luogo, le foglioline non bruciano come le cime e questo provocherà una combustione non omogenea con conseguenze negative sulla percezione dell’aroma della marijuana. Inoltre, le foglie sono piuttosto irritanti per i polmoni.
Il trimming, dunque, è importante per ottenere fumate vellutate dagli aromi piacevoli e anche per conferire alle cime un aspetto ordinato e pulito. D’altronde si sa, anche l’occhio vuole la sua parte!
Ora che hai capito quanto è utile effettuare un trimming accurato sulle tue infiorescenze di marijuana, vediamo come viene effettuato nel concreto e quali sono le tecniche che vanno per la maggiore.
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Come viene trimmata la cannabis?
Adesso che abbiamo chiarito in cosa consiste e perché è importante dedicargli la giusta attenzione, passiamo al lato pratico e vediamo come viene effettuato il trimming.
Come spesso accade, ogni coltivatore di cannabis ha le proprie preferenze: c’è chi è più perfezionista e fa una manicure perfetta alle proprie cime eliminando con dedizione ogni minuscola fogliolina e chi invece lo è meno, ma in linea di massima le tecniche di trimming sono due: il taglio bagnato, anche noto come a fresco o a umido, e il taglio a secco.
Entrambi i casi presentano vantaggi e svantaggi e ogni coltivatore sceglie quale preferire in base alle proprie esigenze.
Vediamo ora, più nel dettaglio, quali sono le caratteristiche principali di queste due tecniche e in cosa si differenziano.
Il trimming a umido
Il trimming a umido, o a fresco, consiste nell’eliminare la parte in eccesso, come rametti e foglioline attaccate alle cime, appena dopo aver raccolto le infiorescenze dalla pianta.
Questa tecnica, quindi, deve essere eseguita prima che cominci il processo di essiccazione.
Rispetto al trimming a secco, di cui parleremo più tardi, quello a umido risulta molto più semplice da fare. Ciò è dovuto alla maggiore facilità con cui è possibile manovrare le foglie ancora flessibili e, inoltre, prima di seccare risulteranno anche più facilmente individuabili a livello visivo.
Il trimming a fresco, dunque, è il metodo che va per la maggiore, soprattutto tra i neofiti e tra chi ha meno manualità o pazienza. Anche gli esperti, però, tendono a preferirlo proprio grazie alla maggiore rapidità del processo.
Inoltre, questo metodo è adottato anche dai grandi produttori che, servendosi di macchinari appositi per il trimming, ritengono che la rifinitura a umido sia molto più conveniente in termini di tempo e praticità.
Il trimming a secco.
Il trimming a secco, invece, prevede di procedere alla rifinitura solo dopo che i rami tagliati dalla pianta si siano essiccati completamente.
Tuttavia, le varie parti della cannabis, come dicevo sopra, saranno molto più difficili da individuare ed eliminare. Come conseguenza, si otterranno cime meno pulite e un prodotto finale meno puro.
Perché, quindi, qualcuno dovrebbe preferire la trimmatura a secco rispetto a quella a fresco?
Se alcuni coltivatori la preferiscono, non ci sono dubbi che stiano valutando consapevolmente di sacrificare un aspetto in favore di un altro. Ma quale?
Una trimmatura più tardiva darà alla cannabis la possibilità di conservare molta più resina rispetto a quella che rimarrà attaccata alle cime trimmate a umido. Mica scemi!
Inoltre, le infiorescenze esiccano più lentamente quando sono circondate da una maggiore quantità di materiale vegetale e questo processo conferisce alla marijuana un aroma molto più intenso.
Un ulteriore aspetto da considerare è quello del luogo in cui svolgere la trimmatura.
Mentre il trimming a umido deve essere effettuato necessariamente all’aperto, quello a secco si presta comodamente anche ad ambienti interni.
Per facilitare e velocizzare il lavoro, il trimming a secco può essere effettuato in due fasi distinte. È infatti possibile e molto comune eliminare le foglie di dimensioni maggiori a umido e completare poi la trimmatura delle cime una volta che queste saranno seccate per bene. Questo consentirà una maggiore protezione dei tricomi, grazie al calo più lento e graduale del grado di umidità.
In conclusione, perché è importante effettuare il trimming nel modo giusto?
La trimmatura, come tutte le fasi di coltivazione e lavorazione della cannabis, ha le proprie regole e importanza.
Nello specifico, il trimming consente di ottenere un prodotto finale molto più raffinato e puro. Non rimuovere a dovere le varie parti di scarto che restano attaccate alle infiorescenze significa sacrificare la qualità delle cime e dell’esperienza in sé.
La sensazione data dal fatto di fumare foglioline resinose, infatti, è piuttosto irritante per i polmoni e, inoltre, danneggia l’aroma, che risulta meno intenso e gradevole.
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