Modificato il: 08/02/2024
Ecco i segreti per essiccare la marijuana in modo impeccabile
Fin dal momento in cui i canapicoltori piantano i semi di cannabis, il loro obiettivo primario è quello di ottenere un raccolto di qualità.
Oltre alla fase di coltivazione, però, è importante dare le giuste attenzioni anche al momento dell’essiccazione della cannabis o il lavoro eseguito precedentemente andrà perso.
In questo articolo ti parleremo degli step fondamentali che i canapicoltori più esperti riservano a questa fase, in modo da ottenere prodotti finali di qualità e privi di difetti o problemi.
Essiccazione della cannabis: cos’è e perchè è importante
L’essicazione della cannabis è un processo che consiste nell’eliminare l’umidità dal raccolto, ed è necessaria per poter consumare i prodotti ottenuti e conservarli senza che insorgano muffe o marciumi.
Oltre a quanto appena detto, l’essiccazione della marijuana è necessaria anche per innescare diversi processi di trasformazione dei terpeni, molto importanti.
Entriamo nei dettagli.
Le cime fresche, sempre che si riesca ad accenderle (dove è consentito), producono un fumo amaro e hanno un profilo terpenico di bassa qualità. Le infiorescenze correttamente essiccate, invece, sono ricche di aromi e sono prodotti facilmente utilizzabili.
Dopo l’essiccazione, le cime di cannabis di autofiorenti nane devono essere anche conciate. La concia consiste nella conservazione delle infiorescenze di marijuana in contenitori chiusi per circa 15 giorni.
Se prima della concia l’erba non viene essiccata a dovere o viene fatta asciugare solo parzialmente, durante questa fase è molto probabile che il prodotto si danneggerà a causa di muffe e agenti patogeni.
Rimuovere l’umidità dalle cime prima del consumo, dunque, è decisamente molto importante.
A questo punto scopriamo come essiccare la cannabis in modo impeccabile.
Leggi anche: Come ottenere cime enormi di cannabis in 5 semplici step
Procedura dell’essiccazione della cannabis in 3 step fondamentali
Come chiarito nel paragrafo precedente, oltre che scegliere semi di marijuana di qualità e coltivare le piante con le giuste attenzioni, per ottenere degli ottimi prodotti è fondamentale anche effettuare un’essiccazione a regola d’arte.
Cosa è importante sapere per svolgere questo processo al meglio?
Vediamo i tre punti cruciali.
Raccolta: la modalità fa la differenza
Per poter essiccare le cime di cannabis, per prima cosa è necessario raccoglierle.
Alcuni canapicoltori, in fase di raccolta, preferiscono tagliare le cime direttamente dalla pianta, altri, invece, assieme alle cime preferiscono tagliare anche parte dei rami e delle foglie, e separare i fiori di fast flowering strains solo a essiccazione completata.
Quando è meglio optare per un metodo piuttosto che per l’altro?
Considera che più grande sarà il volume della pianta attaccata alle cime, più tempo queste impiegheranno per asciugarsi.
Se l’essiccazione avverrà in ambienti molto caldi e secchi, mantenere parte della materia vegetale eviterà che le cime si secchino troppo velocemente.
Se la fase di essiccazione, invece, si terrà in un ambiente caratterizzato da un clima non proprio mite, meglio optare per la ‘manicure’ delle cime direttamente sulla pianta, in modo da non allungare troppo i tempi di asciugatura.
Ventilazione: il segreto è l’omogeneità
Dopo la raccolta è il momento di trovare la giusta location per far essiccare le cime.
Nel caso in cui le cime siano state lasciate attaccate ai rami, l’ideale è appenderli.
In questa fase c’è chi si serve di fili, chi di grucce e chi crea delle strutture appositamente adibite a questo procedimento: qualsiasi sia la scelta dei canapicoltori, il trucco sta nel tenere i rami ben distanziati, in modo tale che ogni loro parte venga adeguatamente arieggiata.
Nel caso in cui le cime siano già state tagliate dalla pianta, invece, la scelta migliore è lasciarle asciugare su un’apposita rete.
Perché?
Una base come una rete fa sì che l’aria possa circolare attorno a tutta la superficie dei fiori, evitando che alcune aree rimangano più umide rispetto ad altre.
Sostanzialmente, qualsiasi metodo si scelga di utilizzare, il segreto è creare un sistema di ventilazione perfetto: se l’aria raggiunge i fiori in ogni loro parte, questi possono asciugare in modo uniforme.
Essiccazione lenta: no alla fretta
Per ottenere delle cime di cannabis di qualità da semi femminizzati, caratterizzate da ottimi aromi e dalla consistenza ideale, è fondamentale attendere i tempi giusti.
Considera che, in linea generale, l’ambiente perfetto per l’essiccazione dovrebbe avere una temperatura attorno ai 21°C e un tasso di umidità di circa il 50%.
Quando si ha a che fare con cime di piccole dimensioni (le cosiddette cime pop corn) i tempi di essiccazione saranno brevi, mentre le cime più grandi, per asciugarsi completamente, avranno bisogno di più tempo.
Tieni conto che forzare l’essiccazione dei fiori di cannabis significa modificare i loro aromi, talvolta rendendoli addirittura sgradevoli.
Se le cime di cannabis sono ancora attaccate ai rami, si possono considerare pronte quando si staccano facilmente e non ci sono fibre vegetali ancora fresche che fanno resistenza. Un altro sistema è provare a dividere i rami: se esercitandovi una flessione questi si spezzano, allora la fase di essiccazione dovrebbe essere conclusa.
Quando i fiori sono già stati staccati dal resto della pianta di cannabis, invece, bisogna semplicemente aspettare che si secchino, ma attenzione: non devono arrivare a sbriciolarsi tra le mani (in questo caso, infatti, l’essiccazione sarebbe eccessiva).
Per quanto riguarda i tempi, tieni conto che per essiccare le cime più grandi ci vorranno circa due settimane, mentre per le più piccole potrebbe bastarne anche una.
Essiccare la cannabis all’aperto: è una buona idea?
Solitamente la fase dell’essiccazione della cannabis viene eseguita all’interno di locali chiusi e i motivi sono tanti.
Innanzitutto, al chiuso è possibile controllare temperatura, umidità e ventilazione: se la temperatura fosse troppo elevata le cime asciugherebbero troppo rapidamente; se l’umidità fosse eccessiva e la ventilazione scarsa, invece, si faciliterebbe l’insorgere delle muffe e la proliferazione di eventuali agenti patogeni.
Un altro vantaggio degli ambienti chiusi è che si possono pulire e disinfettare, pertanto, ancora una volta, permettono di limitare gli attacchi da parte di agenti patogeni.
Optando per l’essiccazione della cannabis all’esterno, invece, potrebbero insorgere diversi problemi.
In primo luogo c’è il pericolo che le cime, esposte ai raggi solari, si possano deteriorare sia dal punto di vista fisico che aromatico e poi c’è il discorso dell’odore.
Durante la fase di essiccazione della cannabis l’odore emanato dalle piante potrebbe essere molto forte e, per via del vento, raggiungere le abitazioni o le aziende circostanti, creando dei fastidi.
Ecco, al chiuso sarebbe possibile anche limitare la propagazione degli aromi della pianta, grazie all’utilizzo di appositi sistemi di aspirazione.
Leggi anche: Come seccare l’erba velocemente: 3 metodi efficaci
Per concludere
Come abbiamo visto, il successo dell’essiccazione della cannabis dipende da diversi fattori.
Per prima cosa, a seconda di come è stata effettuata la raccolta cambieranno anche le modalità di asciugatura, in secondo luogo, occorre assicurarsi di far asciugare le cime di cannabis nell’ambiente giusto, dotato anche di un sistema di ventilazione adeguato.
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