Modificato il: 08/05/2024
Gli errori da evitare nella coltivazione di marijuana autofiorente.
Coltivare marijuana autofiorente potrebbe sembrare una procedura molto semplice, in quanto i semi di cannabis autofiorenti possono dar vita a piante molto resistenti a parassiti, intemperie e basse temperature. In realtà ciò che è facile è tenere un vita delle piante di marijuana a fioritura automatica… Ma per ottenere un bel raccolto bisogna lavorare sodo.
In particolare, ci sono cinque particolari errori da evitare affinché il raccolto sia veramente proficuo. Oggi vogliamo parlarti proprio di questi errori, ma ricorda: in Italia coltivare cannabis è reato (seppur amministrativo), dunque questo approfondimento è a solo scopo informativo e non vuole in alcun modo promuovere la coltivazione dei semi di canapa.
Sei pronto? Allora procedi con la lettura!
1º errore nel coltivare marijuana autofiorente: trattarla come se fosse cannabis a fioritura stagionale.
Le piante nate da semi di marijuana autofiorenti presentano una genetica particolare che permette loro di fiorire non in base al fotoperiodo ma in base alla loro età. Ciò significa che non vale la regola 12 ore di luce e 12 ore di buio che vige durante la fioritura di piante di cannabis “regolari” e che, al contrario di queste ultime, le piante “automatiche” non fioriscono in base alle stagioni.
È invece importante che le piante di cannabis autofiorenti ricevano il maggior numero di ore di luce possibile: questo sistema incentiva un raccolto ricco e soddisfacente. Di solito i coltivatori di canapa illuminano le piantine autofiorenti dalle 18 ore giornaliere in su, arrivando anche a illuminarle 24/24 h.
Lasciare le autofiorenti al buio per troppo tempo serve solo a compromettere il raccolto.
E se si parla di coltivazione Outdoor?
In questo caso è necessario valutare bene i mesi in cui si piantano i semi di canapa autofiorenti: il periodo migliore va da fine marzo in poi, quando le giornate iniziano ad allungarsi.
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2º errore nel coltivare marijuana autofiorente: il trapianto.
Le piante di marijuana della varietà autofiorente non amano i rinvasi. Durante la coltivazione di piante comuni non è raro spostarle di vaso in vaso durante la loro crescita, utilizzando contenitori sempre più grandi al fine di dare maggior spazio alle radici.
Questo discorso non si dovrebbe fare per le piante di cannabis autofiorenti: la loro crescita è così veloce che sarebbe meglio non spostarle durante il periodo vegetativo. È consigliabile utilizzare un vaso grande immediatamente dopo la germinazione o, se possibile, piantare i semi autofiorenti in un contenitore adatto all’intero sviluppo della pianta (o direttamente nel terreno).
3º errore nel coltivare marijuana autofiorente: innaffiare troppo (o troppo poco).
Dopo la germinazione dei semi autofiorenti è indispensabile che i coltivatori non cadano in un altro errore, ovvero innaffiare troppo le piantine di cannabis. Le piante di cannabis autofiorente preferiscono una modalità di irrigazione in cui il terreno passi da molto umido (mai inzuppato) a quasi asciutto (ma mai completamente, in quanto le radici si danneggiano in tempi davvero brevi).
È importantissimo non “annegare” la piantina specialmente durante i primi giorni della fase vegetativa, quando è ancora in pieno sviluppo e dunque molto fragile.
La tecnica migliore? Innaffiare le piante autofiorenti ogni giorno, senza eccedere, piuttosto che riempire il vaso di acqua e poi non irrigare per diversi giorni.
4º errore nel coltivare marijuana autofiorente: sovra-fertilizzare le piante.
Come puoi immaginare, le sostanze nutritive hanno un ruolo fondamentale nella coltivazione di cannabis, ma anche in questo caso è importante non eccedere (e scegliere i fertilizzanti giusti). Le autofiorenti crescono meglio quando si nutrono di fertilizzanti leggeri e organici e quando ricevono le giuste sostanze al momento giusto.
Le sostanze indispensabili sono principalmente le seguenti:
- Azoto
- Potassio
- Fosforo
- Magnesio
- Calcio
Nella fase vegetativa, le piante di marijuana autofiorente hanno bisogno di maggiore azoto rispetto alle altre sostanze, nella fase che precede la fioritura necessitano di un maggior apporto di fosforo e nella fase di maturazione dei fiori richiedono maggiore potassio.
È importante utilizzare i giusti prodotti e soprattutto non acquistare fertilizzanti chimici, in quanto possono danneggiare le piante e compromettere la qualità dei fiori.
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5º errore nel coltivare marijuana autofiorente: sbagliare i tempi di raccolta dei fiori.
Al fine di avere un ottimo raccolto è indispensabile non solo adottare le giuste metodologie di coltivazione, ma anche raccogliere i bud di cannabis autofiorente al momento giusto. Di solito il momento perfetto per la raccolta arriva quando i tricomi sono dal 50 al 70% color ambra.
Se i fiori vengono raccolti troppo presto o troppo tardi si rischia che presentino percentuali estremamente basse di cannabinoidi (e che il profumo e il gusto non siano di certo ottimali). Con la cannabis bisogna sempre aspettare il momento perfetto; inoltre il vantaggio delle autofiorenti è che i bud sono pronti per la raccolta in circa 10 settimane dalla germinazione delle piante, dunque con tempistiche molto più ristrette della canapa stagionale!
In conclusione
Quelle che hai potuto leggere oggi sono dei dati a scopo informativo: non vogliamo assolutamente spingerti a coltivare cannabis e dunque commettere un illecito.
Certo, se vivi in un Paese che permette la coltivazione di marijuana a utilizzo personale allora puoi mettere in pratica le nozioni che hai acquisito, ma se ti trovi in Italia infrangeresti la legge.
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