Modificato il: 08/01/2024
Il numero di alveari è crollato al livello mondiale, ma secondo uno studio USA le api stanno tornando a proliferare nelle piantagioni di cannabis.
Negli anni la popolazione di api si è drasticamente ridotta in tutto il mondo a causa delle attività umane.
Se le api sparissero completamente la biodiversità dell’intero pianeta verrebbe compromessa, così come la sopravvivenza dell’uomo.
Si stima, infatti, che quasi tre quarti della produzione agricola mondiale dipenda da questi insetti.
Un recente studio condotto negli Stati Uniti suggerisce però, che le piantagioni di cannabis costituiscono l’ambiente ideale per salvare e far prosperare questi preziosi insetti.
Ma dunque siamo ancora in tempo?
Leggi anche: Cannabis ed energia rinnovabile: le possibili applicazioni per la sostenibilità ambientale
Le api si stanno estinguendo?
Fra le conseguenze del riscaldamento globale vi è purtroppo anche una drastica diminuzione del numero di api.
Le cause della moria di questi insetti a cui stiamo assistendo da anni sono riconducibili all’attività dell’uomo sull’ambiente e, in particolare, hanno contribuito in misura maggiore: il deterioramento del loro habitat naturale sulla terra, l’inquinamento e l’uso massiccio di insetticidi e pesticidi in agricoltura.
È stato stimato che in cinque anni si è registrata la perdita di ben 10 milioni di alveari al livello globale, di cui 200 mila solo in Italia. Tanto è diffuso questo preoccupante fenomeno che è stato coniato un termine apposta per descriverlo: la sindrome dello spopolamento degli alveari (Colony Collapse Disorder).
Uno scenario del genere mette a rischio non solo il futuro dell’apicoltura ma di tutto il comparto agricolo, dato che oltre il 75% delle colture alimentari mondiali dipende dalla loro operosità, ovvero dall’impollinazione, per resa e qualità.
Le api sono, infatti, degli insetti impollinatori, la cui attività assicura l’impollinazione delle piante e la nascita di varie colture, preservando così gli habitat e le specie viventi che essi ospitano.
Si capisce, dunque, come la strage di questi insetti possa minacciare la nostra sicurezza alimentare.
Le ricerche scientifiche che mettono in relazione cannabis e api
La buona notizia arriva dagli Stati Uniti, dove un recente studio della Cornell University ha constatato come le api hanno ricominciato a diffondersi negli USA grazie al moltiplicarsi delle piantagioni di cannabis dove esse trovano rifugio.
La diffusione dei campi di marijuana a seguito della legalizzazione (al momento in cui si scrive sono in tutto undici gli stati americani che ne hanno legalizzato la coltivazione) sta, pertanto, contribuendo a salvare questi insetti e a ripristinare le loro popolazioni.
Secondo la ricerca, in questi primi anni di legalizzazione della marijuana, si sarebbero diffuse ben sedici specie differenti di api. Grazie ai pollini della cannabis, dunque, le api sono tornate a proliferare.
Non occorre dimenticare, peraltro, che la coltivazione della marijuana viene effettuata senza l’uso di sostanze chimiche: ci si avvale solitamente di particolari insetti per eliminare i parassiti della canapa. In tal modo, si salvaguarda la salute del consumatore finale e, al contempo, quella delle api che si nutrono del polline prodotto dalle piante di marijuana.
La ricerca americana non è però l’unico studio a mettere in relazione cannabis e api.
Una ricerca condotta dell’Università Maria Curie-Sklodowska di Lublino sembra suggerire come l’estratto di cannabis possa avere effetti benefici sulle api esposte ai pesticidi usati in agricoltura. Gli insetti oggetto del test sono, infatti, sopravvissuti quanto quelli cresciuti in habitat naturali non contaminati dall’uomo.
Se confermato, questo dato sarebbe significativo. Come abbiamo detto, proteggere le api vuol dire salvaguardare la biodiversità e, al contempo, tutelare la sicurezza alimentare.
Secondo un recente studio portato avanti dall’Università svedese di Lund, infatti, vi sarebbe una forte correlazione tra la salute delle api e la qualità della frutta che mangiamo. Di conseguenza, quest’ultima potrebbe risultare alterata nel caso che le api siano esposte a sostanze nocive.
Tutto ciò spiega la crescente attenzione nei confronti di questi preziosi insetti e le numerose iniziative a loro dedicate. Ad esempio, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha istituito la giornata mondiale dell’ape da celebrarsi il 20 maggio di ogni anno.
Sempre al fine di preservarne la specie, poi, vengono sempre più spesso realizzati “corridoi ecologici”, ovvero zone prive di pesticidi o altri trattamenti chimici dove nutrire e far prosperare questi insetti.
Leggi anche: Quali sono (davvero) gli effetti del fumo passivo della cannabis?
La situazione della canapa in Italia
Sebbene la legalizzazione non sia all’orizzonte, in Italia dal 2017 è consentita la commercializzazione della cannabis ‘legale’, anche definita come ‘light’ per la scarsa concentrazione di THC in essa presente.
Più nel dettaglio, la legge 242 del 2016 consente la coltivazione (senza preventiva autorizzazione) di determinate varietà di canapa, purché siano certificate e presentino un contenuto di THC inferiore allo 0,2%.
Tale legge ha rappresentato un’importante novità nel panorama italiano, poiché ha favorito la nascita (e un rapido sviluppo) di un mercato di derivati legali della canapa, come tessuti e materiali edili, oli per la cosmesi, prodotti per usi alimentari, ecc.
In conclusione, è noto che la canapa rappresenta una risorsa naturale preziosa e versatile. Ciò che non immaginavamo è che tra i tanti benefici di questa pianta ci potesse essere anche quello di aiutare a ripristinare le popolazioni di api in tutto il mondo.
Cerchi informazioni sui semi di cannabis commercializzati da Sensory Seeds ? Scopri la nostra offerta di semi di marijuana autofiorenti.