Modificato il: 08/01/2024
Cannabis e Ayurveda: cosa dice la medicina indiana sull’uso di marijuana?
La marijuana ha un posto di rilievo nella cultura ayurvedica e, secondo gli antichi testi, verrebbe utilizzata per la salute preventiva. Tuttavia, come la maggior parte delle sostanze, il suo abuso può portare a danni alla salute e alla coscienza.
Quali?
In questo articolo, esploreremo come l’Ayurveda utilizza la marijuana e quali sono gli effetti sul sistema nervoso e sulla coscienza.
Descrizione ayurvedica della marijuana: cosa dicono gli antichi testi ayurvedici sulla marijuana
La materia medica ayurvedica o Nighantus è ricca di informazioni medicinali e di informazioni sugli usi terapeutici della marijuana.
Per esempio, il Bhav Prakash Nighantu cita l’uso della marijuana per il trattamento della diarrea e della congestione nasale. Chakradatta parla della proprietà antimicrobica della marijuana e del suo successo nel trattamento della lebbra. Il Nighantus consiglia la marijuana anche per alleviare dolori, infiammazioni, nausea, congestione, disturbi respiratori e molto altro.
Data la popolarità di questa pianta dalle molteplici proprietà, il sanscrito ha coniato diversi nomi per la cannabis. Nello specifico, i sinonimi ayurvedici della marijuana sottolineano l’impatto curativo dell’erba, come ad esempio:
- Vijaya – il vittorioso;
- Siddhi – colui che conferisce il successo;
- Madani/Matulani – colui che crea intossicazione;
- Pachani – migliora la capacità digestiva;
- Kamda – migliora la libido;
- Nindrakara – migliora il sonno.
Queste le proprietà ayurvediche della marijuana che (forse) non conoscevi
Secondo l’Ayurveda, la marijuana è pungente, leggera, affilata, penetrante (ovvero che si diffonde rapidamente in tutto il corpo) e capace di produrre calore e amarezza dopo la digestione, favorendo così la formazione di aminoacidi.
Secondo questa disciplina, grazie alle sue proprietà, la marijuana può causare un aumento del Dosha Pitta, ma aiuta anche a bilanciare i Dosha Kapha e Vata (tre forze vitali che regolano il benessere del nostro organismo).
Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: in che modo l’Ayurveda utilizza la marijuana? Semplice: nella prevenzione.
La prassi preventiva ayurvedica che prevede l’uso di marijuana è radicata nei rituali religiosi, e un simile uso guidato potrebbe fungere anche da deterrente per scoraggiare l’uso improprio o gli abusi della sostanza.
Pensa che la marijuana è l’ingrediente principale del Thandai, una bevanda a base di erbe preparata per il festival indiano dei colori in primavera – Holi. E sì, ha un significato ayurvedico.
La primavera è la stagione in cui il Dosha Kapha si vizia. E, come abbiamo detto poco fa, la marijuana aiuta a bilanciare l’eccesso di Kapha, oltre che aiutare a prevenire tosse, raffreddore e congestione stagionale.
Shiv Ratri è un’altra festa di grande importanza per la salute che si svolge in primavera e la cui divinità principale è Shiva. I devoti osservano un digiuno di un giorno intero che assicura la rimozione dell’eccesso di Kapha e consumano marijuana dopo il digiuno, per migliorare ulteriormente l’equilibrio Kapha nel corpo.
Ma non è tutto.
L’Ayurveda – che, lo ricordiamo, in India è considerata una medicina a tutti gli effetti – utilizza la marijuana per:
- sollievo immediato dal dolore;
- disturbi di Kapha – come congestione, tosse, raffreddore, problemi respiratori, asma, ecc.;
- insonnia;
- disturbi digestivi;
- riequilibrio generale dei Dosha.
Leggi anche: Cannabis terapeutica: un possibile rimedio per l’emicrania?
Cannabis e Ayurveda: l’impatto della marijuana sul sistema nervoso
Negli Stati in cui la marijuana è legale, il ‘ganja yoga’, ovvero fare yoga mentre si fa uso di cannabis, è diventato un’attività redditizia. È di moda, la gente lo adora, ma come tutte le cose che sembrano troppo belle per essere vere, fare yoga da ‘sballati’ può mascherare i veri sentimenti di dolore fisico ed emotivo, ritardando il vero lavoro spirituale e la crescita personale.
La sensazione di cosiddetto ‘sballo’ che si prova con la marijuana è dovuta all’effetto del THC sul sistema nervoso. Anche se non tutti rispondono alla cannabis nello stesso modo, l’erba generalmente aumenta lo stato di calma stimolando il sistema nervoso parasimpatico. Contemporaneamente, aumenta l’ormone della ricompensa, la dopamina, rendendo l’esperienza ancora più appagante.
Le persone che fanno un uso consapevole di cannabis legale dicono di sentirsi meno ansiose, più rilassate, più consapevoli di sé, più meditative e spirituali. Alcuni dicono di sentirsi più coordinati e di essere meno inclini agli infortuni, quando praticano yoga.
Ayurveda, Tamas, Rajas, Sattva e cannabis
Leggendo questo titolo potresti pensare che abbiamo messo una serie di parole a caso tra ‘Ayurveda’ e ‘cannabis’, ma non è così.
Adesso vediamo di analizzarle una a una.
Dunque, secondo l’Ayurveda la marijuana è una pianta soma, o sacra, che può avere un ruolo nel promuovere uno stato meditativo. Se ci pensi anche l’alcol ha effetti simili, se assunto in piccole dosi – pensa alla sensazione di rilassamento dopo un bicchiere di rosso a cena.
Il problema, però, è che i potenziali benefici della cannabis e dell’alcol sono spesso compromessi dal rischio di un uso eccessivo, di un abuso e di un ottundimento della coscienza.
Ecco, l’Ayurveda descrive la cannabis come una droga tamasica, o inerziale, il che suggerisce che ha la capacità di intorpidire i sensi.
Ma prima di tutto ciò, l’Ayurveda aveva dato il via libera alla cannabis per la riduzione del dolore, e non per la spiritualità. Poiché aveva un effetto anestetizzante e calmante, veniva usata anche per aiutare le persone che avevano problemi a calmarsi durante la meditazione o lo yoga. Pertanto, non era la pianta che in ultima analisi avrebbe portato a stati di coscienza più elevati ma, in quanto droga tamasica, essa avrebbe bloccato il dolore nel corpo e annebbiato i sensi e la mente.
Qui veniamo alla prima parola ‘strana’ del titolo: tamas.
Un eccesso di tamas indica uno stato di coscienza in cui si è bloccati, introversi e timorosi. Questo può spiegare perché, per alcuni consumatori, l’eccesso di cannabis può causare ansia, paura e un’eccessiva consapevolezza di sé. In Ayurveda, il comportamento tamasico è più comunemente causato dalla sovrastimolazione di rajas – la seconda parola della nostra lista.
Il rajas, o aggressività, è uno stato di coscienza alimentato da stimoli, aggressività e azione. Nel suo stato di squilibrio, rajas può portare a un eccesso di stimolazione sensoriale e alla dipendenza.
Dal punto di vista ayurvedico e yogico, rajas e tamas hanno una natura effimera e non sono in grado di portare una soddisfazione duratura né stati di coscienza più elevati. Essere in stati tamasici o rajasici, però, può aiutare a motivare le persone a trovare maggiore equilibrio e appagamento duraturo, quando si rendono conto di essere tendenti all’insoddisfazione o troppo depresse per agire.
Ecco, uno stato di coscienza equilibrato e soddisfatto è chiamato sattva, o armonia.
Il sattva è uno stato di naturale consapevolezza di sé, diverso dunque dall’illusione di consapevolezza di sé che si può sperimentare quando si consuma cannabis.
Prova così: Stato illusorio che ad esempio riferiscono molte persone che definiscono lo yoga nettamente migliore se praticato sotto effetto di cannabis. Si tratta di una trappola: la cannabis da sola non aumenta la coscienza né la consapevolezza di sé.
Un vero stato sattvico – che è l’obiettivo spirituale dell’Ayurveda – è un appagamento duraturo e non è provocato temporaneamente da una sostanza che ottunde i sensi e le sensazioni di dolore (fisico e mentale).
L’uso della cannabis per alleviare il dolore secondo l’Ayurveda
Utilizzare una sostanza come la cannabis, inizialmente legalizzata per bloccare il dolore, come strumento per aumentare la consapevolezza di sé è una contraddizione.
Questo perché la cannabis blocca il dolore, sì, ma anche la consapevolezza di esso.
In Ayurveda, il dolore è uno strumento per attirare l’attenzione su di noi, gli andiamo incontro, lavoriamo attraverso di esso per poi sperimentare la beatitudine. Questo processo aiuta a sviluppare stati di coscienza più elevati. In Ayurveda, il blocco del dolore, di fatto, frena il progresso spirituale.
Tuttavia, molti di noi cercano di evitare il dolore e il disagio a tutti i costi, a volte reprimendolo forzatamente. Giusto o sbagliato che sia, l’Ayurveda descrive il processo di intorpidimento emotivo come un passaggio da un comportamento sattvico, amorevole e compassionevole a forme rajasiche di stimolazione sensoriale.
Ossia?
Quando i sensi sono sovrastimolati e il sistema nervoso è esaurito, la mente non riesce a calmarsi e cerca naturalmente una droga tamasica, come potrebbe essere la cannabis. Un’esperienza tamasica può sembrare molto pacifica, persino spirituale, ma in realtà è solo un’esperienza di intorpidimento.
Per trovare il proprio cammino spirituale, una persona tamasica deve trovare il coraggio di uscire dal proprio bozzolo tamasico e rientrare nella realtà, anche se è doloroso.
Quali sono le conseguenze di un uso eccessivo di cannabis per l’Ayurveda?
Inutile dirlo, ma un uso inappropriato della marijuana può portare a diversi problemi di salute: per esempio, può danneggiare il fegato e l’apparato riproduttivo; può causare impotenza o infertilità, costipazione, secchezza della pelle e degli organi; può ridurre l’immunità, la forza, l’energia, la motivazione, la felicità e indebolire il desiderio sessuale e la capacità di guarigione dell’organismo.
Un abuso di questa sostanza può inoltre causare gravi danni alla pelle e al tessuto connettivo e impoverire gli organi al punto da renderli difficilmente funzionanti. Quando non viene usata correttamente, la marijuana tende anche ad aggravare tutti e tre i Dosha (vata, pitta e kapha).
Come abbiamo detto poco fa, si dice che la marijuana abbia effetti tamasici (ottundenti) e rajasici (agitanti) sulla mente. Ma il suo uso a lungo termine – specie se parliamo di marijuana non legale e acquistata presso rivenditori non autorizzati – riduce la volontà e l’ambizione di una persona e porta a ottundimento, confusione, letargia e depressione.
Ecco perché è importante sempre affidarsi a commercianti professionali e qualificati, che offrono una gamma di prodotti sicuri e, soprattutto, nel pieno rispetto della normativa italiana.
Conclusioni
In conclusione, l’Ayurveda, la medicina tradizionale indiana, ha un’ampia conoscenza della marijuana e dei suoi usi terapeutici.
Secondo i testi ayurvedici, la marijuana ha proprietà curative per il trattamento di diversi disturbi, come dolori, infiammazioni, nausea, congestione, disturbi respiratori e glaucoma, tra gli altri.
Inoltre, l’Ayurveda utilizza la marijuana nella cura preventiva, come nel caso del festival di Holi e di Shiv Ratri. Tuttavia, è importante fare un uso corretto della marijuana, evitando abusi eccessivi, in quanto può causare danni alla salute, riduzione dell’energia e della motivazione, oltre a causare problemi alla pelle e agli organi e ridurre l’immunità.
In sintesi, come per qualsiasi altro rimedio, l’uso della marijuana dovrebbe essere effettuato in modo responsabile e sotto la supervisione di un professionista qualificato.
💡Takeaways sull’uso della marijuana secondo l’Ayurveda
- La medicina ayurvedica riconosce l’uso terapeutico della marijuana per la cura di diverse malattie e, più in generale, per alleviare il dolore cronico nei pazienti.
- La marijuana è nota in Ayurveda con diversi nomi sanscriti che ne sottolineano l’impatto curativo, come Vijaya, Siddhi, Madani/Matulani, Pachani, Kamda, Nindrakara.
- Secondo l’Ayurveda, la marijuana è una pianta pungente, leggera, penetrante, capace di produrre calore e amarezza dopo la digestione e può causare un aumento del Dosha Pitta, ma aiuta anche a bilanciare i Dosha Kapha e Vata.
- L’Ayurveda utilizza la marijuana per la cura preventiva, come nel caso di rituali religiosi per proteggere la popolazione generale dall’abuso di sostanze e durante il festival indiano dei colori in primavera, Holi.
- L’uso della marijuana nel ganja yoga ha effetti sul sistema nervoso, aumentando le sensazioni di calma e stimolando il sistema nervoso parasimpatico. Tuttavia, l’effetto tamasico della marijuana può portare ad ansia, paura ed eccessiva consapevolezza di sé. Il suo uso inappropriato può causare diversi problemi di salute e aggravare tutti e tre i Dosha.
FAQ sull’uso della marijuana secondo l’Ayurveda
Quali sono i sinonimi ayurvedici della marijuana?
I sinonimi ayurvedici della marijuana includono Vijaya, Siddhi, Madani/Matulani, Pachani, Kamda, e Nindrakara.
In che modo l’Ayurveda utilizza la marijuana?
L’Ayurveda utilizza la marijuana per la cura preventiva, per alleviare il dolore, per disturbi di Kapha, insonnia, disturbi digestivi, e per riequilibrare i Dosha.
Quali sono le conseguenze di un uso eccessivo di cannabis per l’Ayurveda?
Un uso eccessivo di cannabis può danneggiare il fegato e l’apparato riproduttivo, causare impotenza o infertilità, costipazione, secchezza della pelle e degli organi, ridurre l’immunità, la forza, l’energia, la motivazione, la felicità e indebolire il desiderio sessuale e la capacità di guarigione dell’organismo. Inoltre, può aggravare tutti e tre i Dosha (vata, pitta e kapha) e portare a ottundimento, confusione, letargia e depressione.