Modificato il: 30/05/2023
La coltivazione sovversiva in Italia e nel mondo
Negli ultimi tempi, complice il successo crescente dei social network, questa pratica si è diffusa sempre più, coinvolgendo giovani e anziani, studenti e lavoratori.
Ma cos’è nel concreto il guerrilla gardening? Vediamo di cosa si tratta e come può fare la differenza.
Cos’è
Con guerrilla gardening ci riferiamo ad un movimento internazionale di coltivazione sovversiva. Nasce a New York e si è successivamente diffuso in tutto il mondo, arrivando anche in Italia.
Lo scopo di questo movimento è di combattere il degrado e l’incuria di molte aree della città, mediante i cosiddetti “attacchi verdi”, dei veri e propri attacchi di giardinaggio con tanto di bombe al seguito. Ma non fraintendiamoci, si tratta di bombe di semi!
L’azione caratteristica di questo gruppo consiste nel lanciare dei pacchettini di carta contenenti semi, fertilizzanti e terriccio verso zone che per un motivo o per un altro non vengono valorizzate o utilizzate in nessun modo. Spesso si tratta di cantieri dismessi, aiuole brulle, talvolta tetti.
A questo punto basta aspettare che l’acqua piovana sciolga la carta dei pacchetti per assistere alla magia. Per favorire questo meccanismo, bisogna prestare attenzione alla scelta dei semi da lanciare.
È importante in questa fase, dare la priorità a sementi di specie autoctone, che riescano ad attecchire e sopravvivere senza troppe difficoltà, che si tratti di fiori o ortaggi.
Nonostante il carattere sovversivo del movimento, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, è costituito da cittadini di tutti i tipi, da giovani studenti, a mamme con i loro figli, ad anziani in pensione.
Ma il “flower bombing” non è l’unica strategia dei guerriglieri del verde. Si occupano infatti anche della manutenzione di aiuole, siepi, cespugli e piante già esistenti, ma che vivono nella trascuratezza.
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Il guerrilla gardening in Italia
Come in tanti altri paesi del mondo, anche in Italia, soprattutto con il crescente sviluppo dei social network, questo movimento ha scosso le coscienze dei cittadini e li ha motivati ad agire in modo autonomo, intervenendo su quelle situazioni che in fin dei conti riguardano tutti, ma non competono a nessuno, come il degrado di certe aree urbane, in questo caso.
Anche in Italia, questa interessante rivoluzione pacifica coinvolge persone di tutti i tipi. Parliamo di giovani, anziani, casalinghe, disoccupati e dottori. Si organizzano, chi in gruppo e chi in modo autonomo, e vanno a migliorare la città in cui vivono, a renderla più vicina a quell’idea di città che immaginano e in cui non diventi necessario percorrere chilometri per poter percepire quella pace interiore che solo il contatto con la natura è in grado di trasmetterci.
E questa non è una considerazione romantica, bensì la base di svariati studi scientifici, i quali confermano che l’esposizione alla natura, la possibilità di accedere o anche solo di vedere parchi o zone verdi con facilità, magari anche dalla propria abitazione, riduce notevolmente i livelli di ansia, stress e depressione, regolando considerevolmente la tendenza a prendere decisioni in modo impulsivo, piuttosto che consapevole.
Questa missione dunque porta avanti valori importantissimi, più o meno volutamente, come la salvaguardia del benessere psicologico della comunità, ma non solo.
Guidati dal principio secondo cui l’ambiente circostante ha grande influenza sugli individui che vivono al suo interno, gli attivisti del verde incoraggiano a prendersi cura del proprio territorio, rinvigorendo il desiderio di partecipazione e incoraggiando a prendersi le proprie responsabilità verso di esso, di fatto promuovendo fortemente il ritorno a praticare la fondamentale aggregazione sociale che negli ultimi tempi pare essersi persa lungo il tragitto.
Tornando ad una dimensione più pratica della questione, in Italia esistono molti gruppi che seguendo questi ideali praticano le coltivazioni sovversive. Sono disseminati in tutto il Paese e sfoggiano nomi molto fantasiosi chiaramente rievocativi delle loro attività: i “friarielli ribelli” di Napoli ne sono un esempio, così come i “falce e rastrello” di Busto Arsizio o i “piantagrano” di Reggio Calabria.
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Vorresti seguire il loro esempio? Ecco come
Il primo consiglio utile da seguire, soprattutto se si tratta della prima esperienza come guerriglieri del verde, è sicuramente quello di scegliere una zona vicina a casa, in modo da facilitare le operazioni di manutenzione e soprattutto di godere direttamente dei benefici che, una volta fiorita, apporterà.
Un altro modo per avviare attività di questo tipo potrebbe essere quello di coinvolgere il comune o chi per esso cercando aiuto nell’identificare zone adeguate e, nulla di strano, l’autorizzazione a procedere. Non dimentichiamo infatti, che nasce come movimento sovversivo e questo talvolta potrebbe significare agire nell’illegalità.
Identificare aree che hanno bisogno di cure ed essere disposti a fornirle è un gesto nobile, ma ignorare le volontà dei proprietari potrebbe non esserlo altrettanto!
Per concludere
Il guerrilla gardening, nato come protesta alla trascuratezza degli spazi urbani di New York, si è presto diffuso in tutto il mondo, coinvolgendo persone con età, situazioni sociali e professioni diverse, ma che condividono gli ideali che questo movimento rappresenta.
Riqualificazione degli spazi trascurati, aggregazione sociale, cultura del bello e amore e rispetto per la natura.
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